Delitto Olgiata, rito immediato



ROMA - Inizierà il 25 ottobre il processo a Winston Manuel Reyes, il filippino accusato di aver ucciso la contessa Alberica Filo della Torre il 10 luglio del 1991 nella villa della nobildonna all’Olgiata. La Procura ha infatti chiesto e ottenuto il giudizio immediato nei suoi confronti. Il dibattimento si terrà davanti alla I Corte d’assise.

LE ACCUSE - Omicidio volontario e rapina i reati contestati dal pm Maria Francesca Loy, convinta che l'ex domestico di casa Mattei (era stato licenziato due mesi prima del delitto), dopo aver assassinato la nobildonna, abbia rubato almeno tre gioielli, per un valore di circa 80 milioni di vecchie lire, che la vittima custodiva in un cassetto del comò nella sua camera da letto. Il gip Francesco Patrone ha accolto la richiesta di giudizio immediato. Adesso i legali di Winston potranno chiedere l'abbreviato.

I FATTI E LE INDAGINI - Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, il pubblico ministero Francesca Loi e il comandante del Ris Luigi Ripani hanno ricordato in una conferenza stampa i fatti e l'esito delle indagini che hanno inchiodato alle sue responsabilità Reyes. Questi peraltro, due giorni dopo l'arresto avvenuto il 29 marzo scorso, ha confessato pienamente le sue responsabilità. Una confessione che non ha mai ritrattato, affermando anche di essere ben deciso a subire la pena che gli verrà inflitta. Ricostruendo le fasi salienti dell'inchiesta, soprattutto per quanto riguarda le indagini tecniche, il colonnello Ripani ha ricordato che ad accusare Reyes sono state, in maniera definitiva, due tracce di sangue trovate sul lenzuolo che al momento della scoperta del delitto avvolgeva il corpo di Alberica Filo della Torre. Si tratta di una traccia di sangue di 2 centimetri appartenente in maniera inconfutabile a Reyes e di una seconda macchia di sangue misto tra quello della contessa e del filippino scoperta qualche tempo dopo l'arresto di Reyes. C'è poi un'altra traccia di dna di Reyes sull'orologio che la contessa Filo della Torre aveva al polso quando fu aggredita.

LE TESTIMONIANZE: «AVEVA BISOGNO DI SOLDI» - Per il capo d'imputazione Winston rischia l'ergastolo. Dalla fotografia del lenzuolo che avvolgeva il capo della contessa, la macchia che ha incastrato l'assassino appare grande, molto di più dei 2 centimetri dichiarati dagli uomini del Ris. Sembra più chiara, di molto, rispetto alle altre. «Salta agli occhi», ha spiegato un investigatore. Da 51 prelievi, su quel pezzo di biancheria è venuto il risultato che ha incastrato Winston. «Quella rivelatrice è stata la numero 42», dice il comandante Ripani. Winston ha spiegato che la mattina dell'omicidio, per farsi coraggio e rientrare nella villa dalla quale era stato licenziato poco meno di un mese prima, aveva bevuto un bicchiere di whisky a stomaco vuoto. Aveva bisogno di lavorare, voleva farsi riassumere. Andò dalla contessa e lei non lo ascoltò. Lui perse la testa. Spinse la donna, afferrò uno zoccolo, la colpì. Per il resto il filippino non è riuscito a ricordare altro. Anche dalle ultime testimonianze raccolte dal tenente colonnello Bruno Bellini e dal pm Loy, è venuta la conferma che Winston «era capace di fare quel che ha fatto. Perché aveva bisogno di soldi, aveva detto di volersi sposare. E poi in più occasioni aveva dato prova che il suo carattere era tutto meno che tranquillo». (www.corriere.it)