Bossetti e il dilemma del Dna: ecco perché è attendibile
La genetista
forense Marina Baldi ci aiuta a capire come stanno le cose sul Dna nel caso
Bossetti, elemento sul quale si gioca la condanna o l’assoluzione
Il caso
Gambirasio si sta trasformando rapidamente nel caso Bossetti, una storia
processuale controversa e che ruota intorno a due domande: il Dna ritrovato
sulla vittima appartiene a Massimo Bossetti e tale risultato è attendibile? Per
capirne di più è necessario partire da una differenza, ovvero fra il Dna
mitocondriale e il Dna nucleare. Il primo permette di individuare il ceppo
materno al quale appartiene quel Dna, il secondo invece fornisce informazioni
tali da poter conoscere l’identità di un soggetto.
Negli ultimi giorni
sui media si è dibattuto sull’importanza delle informazioni inerenti il
mitocondriale e il nucleare. In particolare, molto interessanti risultano le
parole del Dottor Marzio Capra, genetista consulente per la difesa di Bossetti,
che ha espresso il suo parere sul tema il 12 febbraio scorso nello studio di
Quarto Grado dopo una mattinata intensa e complicata nell’aula di tribunale,
esaminato dal Pm.
Innanzitutto partiamo dal presupposto che il Dna
oggetto della discussione è quello rinvenuto sugli slip di Yara Gambirasio,
rinvenuta cadavere il 26 febbraio 2011, tre mesi dopo la scomparsa, a una decina
di chilometri da Brembate di Sopra. Secondo il Dott. Marzio Capra esisterebbero
delle importanti anomalie.
«Faccio lo scienziato ? ha asserito il genetista
forense durante la trasmissione televisiva ? e ritengo che non sia possibile
che, a fronte di un Dna nucleare così chiaro e così preciso, non ci sia nessuna
traccia del Dna mitocondriale. Non è possibile. Nessuno ha portato nella
letteratura esempi di questo tipo. Se questo non è possibile in natura allora
non è una traccia precisa nei suoi contorni fattuali. Mi devono spiegare come è
possibile che una questione del genere accada». A detta del Dott. Marzio Capra
in realtà quella esaminata «è una traccia che ha mostrato determinate anomalie
in determinati sistemi genetici ed è una traccia che manca completamente della
componente mitocondriale, anzi, pare che ce ne sia una ulteriore componente che
nemmeno è riconducibile alla povera Yara».
Su validità del Dna si gioca
l’intero processo a Massimo Bossetti con il rischio di una severa condanna per
la morte di Yara Gambirasio. Per capirne di più ci siamo rivolti alla genetista
forense Dottoressa Marina Baldi, già più volte intervistata da Cronaca&Dossier
per casi controversi come per la vicenda Alberto Stasi e per la riesumazione del
presunto corpo di Andrea Ghira.
«Partiamo da quanto
confermato nelle deposizioni dei due consulenti della difesa ? sottolinea la
Dott.ssa Baldi ?, ovvero che Massimo Bossetti è figlio di Guerinoni e che la
traccia di Ignoto 1 corrisponde a Bossetti. Il mitocondriale presente è quasi
totalmente appartenente alla vittima. Vi è una quantità in concentrazione
irrisoria non coincidente né a Yara, né a Bossetti. Sappiamo che il Dna
mitocondriale è molto resistente e quindi queste minime tracce possono
corrispondere a chiunque abbia avuto nel passato contatti con quel tessuto ». In
merito all’analisi del Dna nucleare, secondo la Dottoressa Marina Baldi
«l’accertamento svolto è attendibilissimo». Alla domanda rivolta alla Dott.ssa
Baldi se gli accertamenti sul mitocondriale e sul nucleare debbano quantomeno
dare esiti simili, ovvero con punti in comune, la risposta è lapidaria: «No sono
sequenze diverse. Il Dna nucleare ha il 50% degli alleli della Arzuffi e non ci
piove. Analizzando il Dna mitocondriale si sarebbe dovuto trovare il
mitocondriale della Arzuffi ed invece non c’e».
È proprio questo il punto
attorno al quale potrebbe ruotale il processo a carico di Bossetti, ovvero su
come sia possibile che non vi sia questa presenza. «Io propendo per un problema
di laboratorio, che comunque non inficia l’identificazione che si ottiene con il
Dna nucleare. Il perché sia avvenuta questa anomalia è una curiosità
squisitamente accademica, che non ha rilevanza probatoria, anche perché fino ad
ora il ruolo del Dna mitocondriale non è mai stato considerato dirimente dal
punto di vista forense». Bisognerà attendere la sentenza per capire se le
eccezioni della difesa avranno scalfito tanti decenni di analisi e studi
sull’argomento, ma certamente questo, riguardante la bontà dei dati di
laboratorio, è altro tema che non mancherà di far discutere per considerare
attendibili i risultati sul Dna.