Buon compleanno DNA




Il 28 febbraio 1953, James Watson e Francis Crick presentarono alla rivista Nature un articolo che avrebbe rivoluzionato la biologia: la scoperta della struttura a doppia elica del DNA (Desoxy- [o Deoxy] riboNucleic Acid; acido desossiribonucleico). Quel giorno è diventato un punto di svolta nella storia della scienza, che ha permesso di capire i meccanismi alla base della vita e ha portato a enormi progressi nella ricerca medica. Si celebra quindi il ‘compleanno del DNA’, in onore di quella scoperta pionieristica che ha cambiato il mondo. L’acido desossiribonucleico è una molecola che si trova all’interno delle cellule di ogni essere vivente, contiene le istruzioni genetiche che definiscono le caratteristiche di ogni individuo e, insieme ad altre molecole, governa il funzionamento dell’organismo. L’individuazione della struttura a doppia elica del DNA ha permesso di capire come la molecola fosse in grado di replicarsi, trasmettendo così le informazioni genetiche alle generazioni successive. Questo ha portato a grandi progressi nella comprensione delle malattie genetiche e nella messa a punto di nuovi farmaci per il loro trattamento.

Ma la scoperta della struttura del DNA non è stata solo importante per la ricerca medica: ha avuto un enorme impatto anche in altre aree della scienza, come l’agricoltura, la biologia marina e la ricerca forense. La conoscenza del DNA ha permesso di sviluppare tecniche come la clonazione e la modifica genetica, che hanno rivoluzionato la biologia molecolare e hanno aperto la strada a nuove opportunità per l’umanità. In definitiva si tratta di una celebrazione della conoscenza scientifica e dell’importanza della ricerca nella nostra vita. Questo giorno ci ricorda quanto sia importante investire nella scienza e nella ricerca, per continuare a fare progressi nella comprensione del mondo e nel miglioramento della nostra qualità di vita.

 

Ma perché il DNA è così importante?

Innanzitutto, il DNA è alla base della riproduzione e della trasmissione delle informazioni genetiche da una generazione all’altra. Durante la divisione cellulare, esso viene replicato in modo da generare una copia esatta per ogni nuova cellula. In questo modo, il patrimonio genetico viene trasmesso ai figli e alle generazioni future. Inoltre, contiene le istruzioni per la sintesi delle proteine, le molecole che svolgono le funzioni cellulari. Le proteine sono fondamentali per la costruzione dei tessuti e degli organi, per la difesa immunitaria, per il trasporto di sostanze all’interno dell’organismo e per la regolazione di molti processi biochimici. Senza il DNA, non esisterebbero le proteine e l’organismo non potrebbe funzionare correttamente.

Il DNA è anche alla base della diversità biologica. Le variazioni nella sequenza del DNA tra individui della stessa specie sono all’origine delle differenze fenotipiche, ovvero delle caratteristiche osservabili come il colore degli occhi, la forma del naso, l’altezza, il tipo di capelli e così via, mentre le differenze nella sequenza del DNA tra specie diverse sono alla base della diversità biologica, ovvero della grande varietà di forme di vita presenti sulla Terra.

Infine, lo studio del DNA ha importanti applicazioni in medicina, biologia e nelle biotecnologie. La conoscenza della sequenza del DNA ci permette di identificare le cause genetiche di molte malattie ereditarie, di sviluppare farmaci mirati e di creare terapie genetiche. La manipolazione del DNA può anche essere utilizzata per produrre organismi geneticamente modificati utili per l’agricoltura, la produzione di alimenti e la salvaguardia dell’ambiente. In sintesi, il DNA è un’importante molecola che rappresenta la base della vita e della diversità biologica. La sua comprensione è fondamentale per la conoscenza dei meccanismi biologici, per lo sviluppo di nuove terapie e tecnologie e per la conservazione della biodiversità.

 

Un ambito veramente particolare è quello dell’analisi del rapporto tra genetica e psicologia, un argomento che sta ricevendo sempre più attenzione. Infatti, il DNA è la molecola che contiene le informazioni che determinano le caratteristiche fisiche di un individuo, ma può anche influenzare la sua personalità e il suo comportamento. La ricerca sull’interazione tra DNA e psicologia è ancora in divenire, ma ci sono già alcune scoperte interessanti. Ad esempio, uno studio condotto nel 2002 ha rilevato che le persone con una particolare variante genetica erano più suscettibili allo stress e avevano un maggior rischio di sviluppare depressione. Questa scoperta indica che l’ereditarietà può avere un ruolo importante nella predisposizione a determinate malattie mentali. Altri studi hanno esaminato l’associazione tra variante genetica e tratti di personalità come l’estroversione, la stabilità emotiva e l’apertura mentale. Un esempio è uno studio del 2010 che ha trovato un’associazione tra una variante genetica specifica e l’estroversione. Ciò suggerisce che la personalità può essere influenzata dalla genetica. Tuttavia, è importante notare che la genetica non è l’unico fattore che influenza la personalità e il comportamento. Anche l’ambiente, l’educazione e le esperienze di vita possono giocare un ruolo importante nella formazione della personalità di un individuo. Nonostante vi siano questi e molti altri studi, c’è ancora molto da imparare sulla complessa interazione tra DNA e psicologia. La ricerca deve proseguire per determinare quali specifici geni e interazioni genetico-ambientali influenzano la personalità e il comportamento.

Inoltre, è in corso un dibattito etico sulla possibilità di utilizzare le informazioni genetiche per prevedere il rischio di sviluppare malattie mentali o per modificare la personalità. La preoccupazione è che queste informazioni possano essere utilizzate per discriminare le persone o per limitare le loro opportunità. Quindi, è importante considerare il contesto più ampio e continuare a fare ricerche per approfondire meglio l’interazione tra genetica e psicologia. Inoltre, è importante garantire che l’utilizzo delle informazioni genetiche sia etico e rispetti i diritti umani.

Il rapporto psicologico con la propria ereditarietà può variare da persona a persona, ma in generale può essere influenzato dalle credenze, dalle aspettative e dalla conoscenza che si ha del proprio patrimonio genetico. In alcuni casi, le persone possono avere una forte preoccupazione per le malattie genetiche o per la predisposizione ad alcune condizioni di salute. Questo può portare ad ansia, depressione eccessiva e preoccupazione costante per la salute propria e dei familiari. In questi casi, può essere utile cercare il supporto di un professionista della salute mentale per gestire le preoccupazioni e le emozioni correlate. Per contro, alcune persone possono considerare l’ereditarietà come un’opportunità per conoscere meglio sé stesse e la personale storia familiare, e quindi approfondire la propria identità. Ad esempio, la conoscenza delle proprie origini e delle malattie genetiche nella propria famiglia può aiutare le persone a prendere decisioni informate sulla salute e sulla pianificazione familiare.

In generale, è importante ricordare che la genetica non è il destino. Anche se si ha una predisposizione genetica a una certa condizione, lo stile di vita e altri fattori ambientali possono influenzare in modo significativo l’insorgenza e la gravità della malattia. Inoltre, la genetica non definisce completamente chi si è come persona, e molti altri fattori come le esperienze di vita, le relazioni e le scelte personali contribuiscono a definire la propria identità e il proprio benessere mentale.

 

Per concludere, il settore in cui il DNA ha cambiato le carte in tavola è senza dubbio quello della genetica forense, che ha rivoluzionato il campo della giustizia penale negli ultimi decenni. Questa disciplina scientifica si basa sull’analisi del DNA per identificare persone, determinare le relazioni biologiche tra individui e risolvere reati. L’evoluzione della genetica forense può essere divisa in tre fasi principali: l’identificazione del DNA, la profilazione del DNA e la genomica forense.

La scoperta del DNA nel 1953 da parte di James Watson e Francis Crick ha rappresentato un punto di svolta nella storia della scienza. Nel 1984, il primo caso di analisi del DNA per l’identificazione di un criminale è stato condotto negli Stati Uniti. Da allora, la tecnologia è stata continuamente sviluppata e migliorata.

L’impulso principale della genetica forense si è avuto con l’introduzione della profilazione del DNA, implementata nel 1985 da Sir Alec Jeffreys, il quale ha sviluppato il metodo di analisi del DNA a singolo locus, noto come fingerprinting (o DNA fingerprinting), che è diventato lo standard per l’identificazione delle persone. In seguito, sono state sviluppate tecniche più avanzate come la PCR (Polymerase Chain Reaction; reazione a catena della polimerasi) e il sequenziamento del DNA, che hanno permesso di amplificare e analizzare campioni di DNA sempre più ridotti. Infine, la genomica forense, che utilizza tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (NGS, Next Generation Sequencing) per analizzare l’intero genoma di una persona, ha aperto nuove possibilità per risolvere reati e identificare persone sconosciute. La genomica forense ha anche portato alla scoperta di nuove tecniche come l’analisi del DNA mitocondriale e dell’epigenoma.

Non bisogna però dimenticare che, anche in ambito forense, è importante considerare le implicazioni etiche e legali della genomica forense per garantire un utilizzo responsabile ed equo delle tecnologie.

 
Fonte: Treccani
Autore: Marina Baldi