Caso Orlandi, la genetista: “Le ossa potrebbero essere anche di un uomo”
Pare confermata l’ipotesi delle due persone, ma ora c’è questa possibilità: quindi non due donne, ma una e un uomo.
ROMA – Potrebbero essere anche di un uomo i resti trovati all’interno della Nunziatura Apostolica nei giorni scorsi e per i quali si è tornati a parlare di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, scomparse 35 anni fa a distanza di un mese l’una dall’altra. A spiegarlo, all’agenzia Dire, la genetista forense Marina Baldi, consulente di fiducia delle famiglie delle due ragazze, che fa riferimento a notizie riportate da chi su quelle ossa sta lavorando.
“Non ho notizie dirette, finché non c’è una comparazione concreta, non ho un ruolo per partecipare a queste operazioni”, ha spiegato sottolineando che è la Scientifica, che sta analizzando i resti rinvenuti, a non escludere che “possano appartenere anche ad un uomo”. Pare confermata l’ipotesi delle due persone, ma ora c’è questa possibilità: quindi non due donne, ma una e un uomo.
“Non escludono che i resti siano di un uomo- sottolinea all’agenzia Dire- Ma l’individuazione del sesso dalle ossa è molto complessa, quando uno scheletro non è completo. Io aspetterei, essendo frammenti non è così facile”. Il primo ad analizzare i resti rinvenuti “è un antropologo. Ci sono caratteristiche diverse nella forma di alcune ossa tra uomo e donna. Come la forma del bacino. E alcune cose nel massiccio facciale. Probabilmente avranno visto qualcosa, non so che ossa e frammenti avranno trovato. Fatto questo, si estrae il Dna e quando si ottiene il profilo, una parte dei marcatori esaminati sono quelli relativi al sesso. Quindi, si può sapere con certezza se è un maschio o una femmina”.
Difficile, però “pensare di risalire a un nome e ad un cognome. Avremo un codice genetico, sono una serie di numeri e lettere come il codice fiscale. Avremo un codice genetico con campi uguali per tutti, mentre varia quello che è scritto dentro. Una volta ottenuto quello, si fa una tabellina, si prende quello per esempio quello di Emanuela Orlandi e si va a vedere quello che c’è scritto nei vari loci che deve essere identico se è lei. Se no, ci saranno delle differenze”.
Una volta risaliti al Dna, si faranno le necessarie comparazioni. Nel caso, con quelli di Gregori e Orlandi: “Il profilo di Emanuela già c’è- ha spiegato ancora Baldi- Quando sono state fatte le analisi sul flauto a cui ho partecipato (era il flauto rinvenuto nell’aprile del 2013, ndr), fu estrapolato un profilo da alcuni indumenti che la mamma aveva conservato e in più con l’associazione Penelope abbiamo fatto anche il profilo della mamma. E con un rapporto diretto madre-figlio, è facile stabilire un’identità”.
Per Mirella Gregori è stato diverso, “perché al contrario di Emanuela Orlandi, la mamma non c’è più e non è stato possibile prendere il Dna”. Quindi, controlli approfonditi andranno fatti. Sui tempi, “serve una settimana, dieci giorni: penso che che avremo novità per la metà della prossima settimana”. Se a sensazione “penso che non siano loro, mi auguro che invece lo siano. Le famiglie sono devastate dal dolore. Sicuramente, però, il problema c’è. Se non fossero loro, bisognerebbe comunque capire di chi sono”. Tante, secondo la genetista forense, le possibilità: “Quella era una villa adibita a nascondiglio per le famiglie ebree durante la guerra, ad esempio. Ci sono talmente tante possibilità che è difficile fare ipotesi”.
Fonte:
Dire.it