Delitto Alice Neri, a caccia di “Ignoto 1”



Modena. È dei giorni scorsi la notizia che, sulla spallina del reggiseno di Alice Neri – la giovane trovata carbonizzata nel bagagliaio della sua auto, nelle campagne di Fossa di Concordia il 18 novembre 2022 – si è individuato e isolato un profilo genetico sconosciuto. L’indumento proviene dalla scena del crimine, era a pochi metri dalla vettura data alle fiamme. In realtà, i Dna individuati dagli esperti risulterebbero essere due, ma uno apparterrebbe a un carabiniere che ha effettuato il sopralluogo.

Il Dna sul reggiseno

Il secondo, quello convenzionalmente attribuito a “Ignoto 1”, è già stato sottoposto a una prima comparazione, che sembrerebbe escludere la sua riconducibilità ai tre indagati: il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul (in prigione), il marito della vittima, Nicholas Negrini e il collega di lavoro con il quale la giovane ha trascorso la serata precedente l’omicidio, presso l’ormai noto Smart Café di Concordia.

Alla ricerca di “Ignoto 1”, si procederà, in sede di incedente probatorio, anche al prelievo del Dna del cosiddetto “terzo uomo”, un altro collega di Alice, con cui la vittima aveva avuto una relazione e che, a quanto si legge sul Resto del Carlino, si sarebbe incontrato con lei il 16 novembre, il giorno prima del delitto. Sappiamo che originariamente i carabinieri avevano sottoposto a sequestro le tute da lavoro che, a ridosso del fatto, il soggetto aveva restituito all’azienda e che erano risultate sporche d’erba e terriccio. Le stesse, però, erano state in seguito restituite all’azienda stessa e distrutte. E ora, su richiesta della Procura, il giudice per le indagini preliminari Andrea Scarpa ha esteso gli accertamenti, appunto a fini di confronto genetico, al “terzo uomo” e ad alcuni carabinieri presenti al momento del sopralluogo.

Data fissata per il deposito dei risultati, 26 giugno. “Il Dna non appartiene agli attuali tre indagati”, ha recentemente dichiarato la criminalista Katia Sartori, consulente della difesa di Nicholas Negrini, “si tratta di un Dna ‘buono’ che si presta a future comparazioni, essendosi già prestato ad altre che hanno escluso al momento gli attuali tre indagati. Questa presenza c’è e chiederemo che venga attribuita la paternità a questo Dna ad oggi sconosciuto.” “È indispensabile”, ha concluso, “chiedere ulteriori accertamenti perché è impensabile procedere in questa vicenda senza chiarire questo aspetto. Troviamo un Dna sulla spallina di un reggiseno trovato a undici metri dall’auto data alle fiamme e che verosimilmente ci restituisce un dato importante: che la vittima potrebbe essere stata aggredita e successivamente uccisa.”

Le tracce sulla tanica

Il confronto tra i consulenti si sta focalizzando anche sul Dna – assai degradato – presente su una tanica d’olio esausto trovata sul locus commissi delicti, che si ritiene sia stata impiegata per dare alle fiamme l’auto di Alice e che, a quanto sostiene l’avvocato della famiglia della donna, risulterebbe altamente compatibile con quello del tunisino. In tal senso, però, la genetista forense Marina Baldi, consulente dell’avvocato Ghini, difensore di Gaaloul, evidenzia come tutto sia ancora in fase di valutazione.

A quanto riporta il Resto del Carlino, sul manico della tanica sarebbero stati individuati marcatori compresi anche nel profilo genetico di Gaaloul e che saranno dunque sottoposti a un’analisi bio-statistica. Alcuni amici del tunisino sarebbero peraltro in possesso di un video che ritrae il giovane sul luogo del delitto nei primi giorni di novembre. Le immagini mostrerebbero Gaaloul e alcuni amici impegnati a cucinare una grigliata di carne e risulterebbe visibile proprio quel fusto d’olio, utilizzato dai vari giovani presenti – tra cui proprio il 29enne – come seggiolino. La presenza sul reperto di residui genetici del sospettato risulterebbe dunque spiegabile. Si attendono, ovviamente, sviluppi e conferme relativamente a quanto diffuso dagli organi di stampa.

Altre tracce


Sono in corso anche ulteriori accertamenti tecnici irripetibili: sembra che il Dna di Gaaloul sia stato riscontrato su una sigaretta elettronica presente sul luogo del rogo e che il codice genetico di Alice Neri sia presente sul borsello del giovane, in particolare sulla bretella e nella parte interna. Reperto, quest’ultimo, su cui risulterebbero essere state recuperate anche tracce di cocaina.

Fonte: Crime-post.it