Massacro del Circeo, Ghira è davvero morto?



La fiction televisiva sul Massacro del Circeo andrà in onda nel 2020, ma ha già spaccato profondamente in due l’opinione pubblica, gettando nuovamente luci e ombre su una storia che brucia ancora come una ferita aperta nel cuore degli italiani. Molti internauti continuano ad interrogarsi sull’utilità di una serie tv che ripercorre i fatti avvenuti a San Felice Circeo. Altri, invece, non conoscono assolutamente quei personaggi e vorrebbero guardare la fiction.

I protagonisti che si sono macchiati di questo orrendo crimine sono: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. Tre pariolini che hanno ucciso barbaramente e senza pietà Rosaria Lopez e tentato in tutti i modi di ammazzare Donatella Colasanti. Avrebbero voluto occultarne i corpi per tornare, il giorno dopo, ad essere gli insospettabili figli della Roma Bene di sempre. Ma non è andata così, Izzo e Guido vengono arrestati immediatamente dopo il rinvenimento della Fiat 127 parcheggiata con all’interno il corpo senza vita di Rosaria Lopez, mentre le urla di Donatella Colasanti che attirano l’attenzione la salvano.

Andrea Ghira riesce a fuggire. Svanisce nel nulla. Un fantasma. Si arruola nella legione spagnola sotto il nome di Massimo Testa De Andres, prestando servizio nel terzo reggimento dal 1976 al settembre del 1993, anno in cui viene allontanato dalla legione straniera per uso di sostanze stupefacenti.

Muore un anno dopo, nel 1994, all’età di 41 anni, per overdose. Il suo corpo viene trovato sette giorni dopo. Grazie alla trasmissione "Chi l’ha visto?" viene individuata la sua tomba.

Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro, non crederà mai alla morte: "È un'opera di depistaggio. Fa comodo far credere che sia morto, invece devono continuare a cercarlo. Come spiegare allora la foto del 1995 che lo ritraeva a Roma? È a Roma che va cercato e chiunque in questi anni ha favorito la latitanza di Ghira deve essere chiamato a rispondere delle sue responsabilità". In 30 anni non ha mai smesso di urlare con tutte le sue forze verità e giustizia nei confronti di coloro che l’hanno portata a San Felice Circeo in quel terribile 29 settembre del 1975, sottoponendola a violenze di ogni genere insieme alla sua amica Rosaria Lopez, morta in quelle terribili 36 ore di agonia.

Donatella riesce a salvarsi perché si finge morta, riuscendo poi a trovare la forza di urlare a gran voce dal bagagliaio della Fiat 127 di Gianni Guido, parcheggiata in Via Pola a Roma, attirando l’attenzione dei passanti. Nel dicembre del 2005, dopo aver lottato contro un male incurabile, muore all’ospedale oncologico Regina Elena di Roma.

Gianni Guido, uno dei killer del Circeo, viene scarcerato nel 2009, dopo aver conseguito la Laurea in Lingue e Letterature straniere in carcere. Dal 25 agosto del 2009 è un uomo libero che ha saldato il suo debito con la giustizia. Ha trascorso circa vent’anni in carcere, anche se in passato ha tentato in tutti i modi di evadere, prima tentando un fuga dal penitenziario di San Gimignano, poi dal penitenziario di Buenos Aires. Tra indulti, semilibertà, evasioni, affidamento in prova ai servizi sociali, è rimasto in carcere poco meno di 22 anni.

Angelo Izzo nel 2004 ottiene la semilibertà e uccide Maria Carmela Linciano, di 49 anni, e Valentina Maiorano, di 14, rispettivamente madre e figlia. Sono state legate, soffocate e infine sepolte nel cortile di una villetta in provincia di Campobasso.

Marina Baldi è la consulente della famiglia Lopez che ha partecipato agli accertamenti sul corpo di Massimo Testa, al secolo Andrea Ghira.

Lei è stata contattata dall'avvocato Chiriatti per conto della famiglia Lopez e ha partecipato agli accertamenti. Cosa è emerso da quelle risultanze scientifiche?

"In realtà ufficialmente i risultati non si conoscono. La relazione tecnica sull’identificazione della salma che apparteneva presumibilmente ad Andrea Ghira non è mai stata diffusa, nemmeno a me che ero la consulente della signora Lopez. Ci fu una indiscrezione raccolta da un giornalista del Corriere della Sera che indicava come confermata l’attribuzione del corpo a Ghira, ma conferme ufficiali non ce ne sono state".


Come si presentava il corpo?

"Completamente scheletrizzato e avvolto in una coperta sintetica, immerso nella terra della tomba dove era sepolto anche un altro legionario. La tomba si trova in una sezione del cimitero di Melilla riservata alla sepoltura degli arruolati".

Ricorda elementi particolari? Era vestito? Indossava qualche oggetto o presentava qualche segno riconoscibile che ha destato la sua curiosità?

"Elementi particolari non ve n'erano, si trattava di un mucchio di ossa piene di terra a cui mancava un femore, che era stato prelevato negli anni precedenti da un altro perito che però non riuscì, all’epoca, a fare una attribuzione certa. Vi era sulla calotta cranica il segno di un pregresso intervento al cervello e non altro".

Quando ha iniziato ad occuparsi di questo caso e in che veste?

"nel 2007 quando su incarico dell'avvocato Chiriatti, conosciuto tramite i criminologi Giuliani e Mignacca, ho preparato un parere pro-veritate per tentare di ottenere una nuova autorizzazione ad esaminare la salma. La precedente identificazione, che era stata effettuata con le tecniche dell’epoca, non aveva però raggiunto la certezza che quel corpo fosse proprio di Andrea Ghira, in quanto si era potuto esaminare solo il DNA mitocondriale che corrispondeva a quello della madre di Ghira, ma che, come e noto, non è utilizzabile per una identificazione precisa. Oggi infatti si riesce ad analizzare il DNA nucleare anche da campioni degradati e quindi l’identificazione è molto più precisa".

Quali sono le opinioni personali che ha tratto in merito a questa terribile vicenda?

"Ha condizionato la vita degli adolescenti di quegli anni e ha lasciato l’amaro in bocca di chi, a vario titolo, ha avuto a che fare con questi personaggi. L’idea che Ghira non abbia fatto un solo giorno di carcere dopo un'azione così efferata lascia senza fiato, soprattutto pensando invece alla povera Donatella Colasanti che ha vissuto una vita di dolore e angoscia nell’incubo del ricordo di quanto aveva passato. E che dire della famiglia Lopez che ha perso, senza avere giustizia completa, una ragazzina che aveva la vita davanti a sé e che non ha potuto vivere? Spesso si pensa troppo agli assassini, che diventano i protagonisti delle vicende di cronaca, ma non si ricordano abbastanza le vittime di tanta violenza".

Fonte: L'Unione Sarda