Mostro di Firenze, la genetista: "Nuove tecnologie per tracciare profilo del killer"
Secondo Marina Baldi, elementi inediti utili potrebbero
emergere da ulteriori analisi del Dna di saliva ritrovato sulle tre lettere di
minacce inviate nel 1985 a Canessa, Fleury e Vigna. Quest'ultimo le riteneva
dell'assassino delle coppiette
Secondo la genetista forense
Marina Baldi, già consulente nel giallo dell'Olgiata, risolto a distanza di
decenni, elementi inediti utili all'inchiesta infinita sul cosidetto 'Mostro di
Firenze' potrebbero emergere da ulteriori analisi del Dna di saliva ritrovato
sulle tre lettere di minacce - il "Reperto 80" - inviate nel 1985 ai pm Paolo
Canessa, Francesco Fleury e Pierluigi Vigna. Quest'ultimo riteneva le tre
lettere autentiche, ovvero dell'assassino delle coppiette. Va ricordato che per
tre degli otto duplici delitti attribuiti al cosidetto "Mostro", non vi sono
ancora colpevoli riconosciuti.
Baldi: "Analisi approfondite per
stabilire fenotipo biologico"
“Il Dna rinvenuto sulle buste può
considerarsi quasi completo e nuovamente comparabile in futuro con altri profili
o altri reperti disponibili - sostiene la genetista Baldi intervistata dal
reporter e videomaker Paolo Cochi -. Gli alleli rinvenuti sono sufficienti per
eventuali futuri nuovi confronti genetici. Con le tecniche di oggi, si potrebbe
tentare un certo tipo di approfondimento di analisi per avere informazioni sul
fenotipo biologico e quindi: le caratteristiche fisiche dell’individuo, quali
l’etnia, il colore degli occhi ed altri fattori fisici”.
Che
cos'è il "Reperto 80"
Il "reperto 80" sono le tre buste su cui il
genetista Ugo Ricci (incaricato dalla procura di Firenze di effettuare indagini
scientifiche su vari reperti acquisiti nel tempo, nell'ambito dell'ultimo filone
d'indagine "Vigilanti- Caccamo") ha rinvenuto traccia di Dna di un soggetto
sconosciuto, "Ignoto 1". Almeno due di queste buste furono recapitate a mano,
nel 1985, in procura a Firenze. Nelle buste sono contenute minacce agli
inquirenti e un bossolo "Winchester" serie H, della stessa serie del killer
delle coppiette. Nessuna delle tre missive, prive di affrancatura, è timbrata
dalle poste. Il Dna di saliva, in completo ma comparabile (presenti 10 alleli su
22), non appartiene ad alcuno dei nomi entrati nella vicenda.
Le prime due
lettere arrivarono lo stesso giorno (1° ottobre 1985) in procura di Firenze, la
terza quattro giorni dopo. Il loro contenuto è identico: fotocopia dell’articolo
comparso su La Nazione il 29 settembre 1985 intitolato: Un altro errore del
mostro; sul bordo della fotocopia il seguente testo dattiloscritto: "Vi bastano
uno atesta!!!". La busta, oltre all’articolo, contiene un foglio bianco sul
quale è stato pinzato un dito di guanto di gomma che funge da contenitore per
una cartuccia di calibro 22, serie Winchester, con la “H” sul fondello.
La
terza lettera arrivò invece il 5 ottobre 1985, non fu protocollata ma tassata
per mancata affrancatura da parte del mittente. La sua busta non contiene nessun
articolo ma c’è un dito di gomma giallo che contiene un proiettile calibro 22,
più un paio di guanti di gomma interi. Il Dna è stato comparato con quelli di
Pacciani, Narducci, Vigilanti, Caccamo, Salvatore Vinci, Rolf Reinecke e altri.
Senza alcun riscontro positivo.
La missiva inviata a Fleury non ha il timbro
postale: è stata consegnata manualmente al protocollo della procura. Quella
inviata a Paolo Canessa ha un errore nella grafia del destinatario: “Sig.
Procuratore del Repubblica Paolo Cannessa”, col cognome che ha erroneamente una
doppia “n”. "Repubblica" invece è scritto correttamente, a differenza di quanto
compare nella nota lettera contenente un lembo di seno della vittima francese
inviata alla Della Monica sempre nel 1985, quando quest'ultima non si occupava
più del caso. A differenza di quella lettera, inoltre, non è stata usata la
colla per sigillare la busta: il mittente l'ha inumidita con la saliva. Il
soggetto è di gruppo sanguigno A.
L'articolo della Nazione di domenica 29
settembre 1985, infine, è a firma Mario Spezi ed è intitolato "Altro errore del
mostro". Sommario: "La notte del delitto tutte le strade erano controllate e la
sua auto potrebbe essere stata segnalata da un casellante. Il magistrato è
certo: è dell’assassino il proiettile calibro 22 trovato all’ospedale di Ponte a
Niccheri. Ricostruiti gli spostamenti dal luogo del duplice omicidio a San Piero
a Sieve per imbucare la macabra missiva. Interrogatori e perquisizioni”.
La 'ricognizione' scientifica
Nell'ambito dell'ultima
inchiesta - che ha consegnato il profilo genetico di un ignoto che potrebbe
anche essere quello del Mostro - sono stati ripresi in mano tutti i reperti
disponibili nell’archivio dei corpi di reato. Non ce ne sono molti, e sono quasi
tutti relativi all’ultimo delitto del 1985 a Scopeti, quando il mostro trucidò
una coppia di francesi che dormiva in una tenda.
Ed è sulla canadese che il
genetista Ugo Ricci ha concentrato i suoi sforzi, alla ricerca di tracce
biologiche da estrarre e comparare con i dna in banca dati. Tra questi, mancano
quelli di Giancarlo Lotti e Mario Vanni, i due compagni di merende, defunti,
condannati in via definitiva (a 24 anni il primo, all’ergastolo il secondo) per
aver commesso, con Pietro Pacciani, secondo le sentenze, gli ultimi quattro
delitti, tra cui quello del 1985.
Il genetista della procura ha cercato le
tracce in punti “sensibili” come ad esempio la zip della tenda o i vestiti. Un
profilo maschile, differente da quello della vittima Jean Michel Kraveichvili
(anch’esso assente dalla banca dati ma ricavato da altri reperti) è stato
isolato su una paio di pantaloni taglia 44 presenti nella tenda. Un ulteriore
profilo è spuntato appunto dal "Reperto 80".
Fonte:
FirenzeToday